eh si'.
meno male che c'era anche il biglietto di ritorno, e non era un "inferno solo andata", per la giornata di ieri.
comincia come tutte le altre da quando kiru' e arrivato a casa.
sveglia, colazione, saluto reciproco.
Ieri ero di fretta, dovevo allenarmi tutta la mattina, e cosi' non ho neanche aperto la gabbia, il salutino e' una veloce grattatina tra le sbarre.
Inferno e' tornare a casa, sentire silenzio, pensare che dorma.
Inferno e' trovare una gabbia chiusa come la si e' lasciata, con i giocattoli intatti, il cibo smangiucchiato, l'acqua fresca.
Inferno e' vedere che quella gabbia, completamente chiusa, e' VUOTA. vuota di vita.
tutto dentro, tranne il pappagallo.
dieci minuti a guardare la gabbia e non capire, con il cervello completamente svuotato.
Il pappagallo non c'e' da nessuna parte e non si vede l'uscita.
Poi, in tre a guardare, qualcuno vede la porticina in alto spalancata - una porticina che non e' mai stata aperta da nessuno.
ma giocando e giocando, esplorando ed esplorando, il becco di Kiru' ha fatto leva abbastanza da aprirla. aprirla, uscire, giocare. magari non essere capaci a tornare dalla stessa porta da cui si e' usciti, e infilare la finestra aperta. conoscere le cocorite, fare un saltino al di la' dalla palizzata di bambu'.
e poi via.
chissa' dove.
io esco per strada, giro tutti i dintorni come un'idiota, guardando le piante, fermando i ragazzini che mi guardano straniti (in giro in ciabatte come una pazza la domenica pomeriggio!!).
torno in casa, inizio a stampare volantini.
nel frattempo, inizia a diluviare.
e arriva, in qualche modo, il biglietto di ritorno dall'inferno.
si rompe la stampante, vado a stampare i volantini dai miei.
mia madre, per scommessa, si mette alla finestra verso il cortile a cui non posso avere accesso, e in mezzo alla pioggia chiama "kiru'", con mio padre che la richiama dentro.
io stampo, intanto. stampo volantini.
ad un certo punto arriva mia madre: senti, sento un rumore che sembra lui.
non ci credo, ma vado a vedere.
Kiru' sta due isolati piu' in la'. in braccio a una signora dolcissima che fa solo gesti per non gridare in risposta a mia madre e farsi capire lo stesso.
Mi ritrovo in strada. non so come ho fatto a trovare il portone giusto, il nome giusto sul campanello.
salgo.
c'e' lui tutto fradicio per il temporale appoggiato su un tavolo, che mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite, e una signora gentile che dice che "e' da stamattina che piange sulle piante qui davanti, ma e' stato buonissimo, e' salito subito. l'ho messo qui perche' ho un gatto..."
due secondi, e ho un pappagallo che pigola attaccato ai capelli, e non si stacca per tutto il tragitto a piedi, in strada, fino a casa. che mi fa la predica come se fosse colpa mia, il fatto che e' rimasto alla pioggia, da solo, per quasi una giornata, e pigola, pigola come quando era un pulcino. e io cretina a ripetere continuamente "stupido stupido stupido".
oggi ho messo i lucchetti alle porte. penso che prima o poi gli comprero' un meccano, e lo iscrivero' ad ingegneria.
nel frattempo, ho soltanto tanti grazie da dire.
a mia mamma, alla fortuna, alla pazienza di giuseppe al telefono, forse anche al temporale, a quella signora che mi dice "il premio piu' grande e' che vi siate ritrovati, non pensavo che un pappagallo potesse reagire cosi'".
per fortuna, questa volta il biglietto era andata e ritorno.
speriamo non ci siano altri viaggi per quella direzione.